Posso dirti che tutto accade per una ragione, che tutte le buone cose della tua carriera sono il risultato delle tue stesse azioni, che hai completamente il controllo di te stesso, ma nessuna di queste cose è vera. Nel corso degli anni ho avuto una valanga di buone idee, un’altrettanta di cattive e molte che sono comunque andate a buon fine.
Una cosa è certa. Tutto ciò che aveva un senso, tutto ciò che ha fatto davvero la differenza nella mia vita, veniva influenzato dagli altri.
Chi sono questi misteriosi “altri”? Puoi chiamarli mentori, se vuoi.
Io non li chiamo così e neanche loro lo fanno, ma non è questo il punto. In ogni caso, succede più o meno così.
Due persone si trovano da qualche parte, in ufficio, in macchina, al ristorante, in soggiorno, in aereo, in un posto qualsiasi. Uno apre la porta ponendo una domanda o un problema, l’altro racconta una storia o dà degli avvertimenti e, per qualche ragione, il tutto viene magicamente recepito e cambia le tue percezioni. Come se niente fosse.
Dato che ultimamente questo discorso esce spesso fuori, ho pensato di dover sfatare dei miti e fare un po’ di luce sui molti misteri che ruotano attorno ai mentori.
1) Non indossano etichette
Credo che, in questi ultimi periodi, la “mentorship” sia nella top 10 delle favolose mode imprenditoriali. Dimentica tutto ciò. Le persone che hanno cambiato la mia vita conducevano vite vere, avevano veri lavori ed erano: mio padre, un amico, l’insegnante, mia moglie, mia suocera, un collega, il mio socio, il capo, il capo del capo, avevano tutti i titoli eccetto quello di mentore.
2) Il tempismo è tutto
Il parere inestimabile che viene recepito è, di solito, una funzione fatta da tre condizioni collegate fra loro:
- hai bisogno di qualcosa
- ti apri
- qualcuno dice qualcosa che possa aiutarti
Perché proprio quella persona? Forse è qualcosa di istintivo, ma sempre situazionale. Sono le tue necessità unite all’apertura di te stesso in quel preciso momento a far funzionare tutto.
3) Fai attenzione (a cosa dicono, non a cosa vuoi sentire)
Se vuoi soltanto qualcuno che rinforzi le tue convinzioni allora stai perdendo il tuo tempo. Per qualsiasi cosa che avesse importanza, ciò che ascoltavo non era mai ciò che volevo ascoltare e spesso si trattava di “deficit” da parte mia: a volte riguardava il personale, altre l’istruzione, altre il lavoro. Penso che se avessi avuto facilmente la risposta, avrei già risolto tutto.
4) Se non chiedi, non avrai mai le risposte
Posso sbagliarmi, ma credo che molte persone siano timide nel rivelare troppo su loro stessi e chiedere aiuto o del tempo agli altri. Innanzitutto, se è importante per te, non fare complimenti, chiedi: le persone non mordono.
In secondo luogo, ho sempre vissuto la mia vita più o meno come un libro aperto e non è mai stato un grosso problema per me. La privacy è sopravvalutata. Poniti al di fuori di essa. Le persone sono felici di aiutarti anche con una semplice chiacchierata e piccoli consigli.
5) Non è logico
Logica e informazione insieme possono avere senso per noi, ma solo se si tratta di storie e aneddoti che ci smuovono davvero e che hanno il potere di cambiare il nostro comportamento. Ecco perché gli analisti hanno bisogno di anni e corsi di aggiornamento.
Uno psichiatra può solo dirti cosa sta succedendo, ma questo non cambierà nulla. Bisogna scavare a fondo per cambiare il credo più intimo, un’immagine di noi stessi o determinate cose che facciamo.
6) Senza impegno
Non c’erano life coach quando io ero ragazzino, così mi sono dovuto orientare con cautela. I professionisti altamente raccomandati da fonti certe per addestrarti in determinate abilità sanno come spostare tutto su un livello professionale. Guardati dai conflitti di interesse, dai coinvolgimenti personali e da tutti coloro che vogliono approfittarsi di te.
7) Cerca esperienza ed empatia, non l’ego
C’è una gran bella ragione se prendiamo i migliori consigli dalle nostre mamme e i nostri papà: loro si sono già trovati dove ci troviamo noi adesso. La voce dell’esperienza ha sempre avuto un buon impatto su di me e meno ego avevano, meglio era. Ricevere consigli dovrebbe essere qualcosa che va nel rispetto di chi te li dà, dare consigli dovrebbe riversare tutto sull’empatia di chi riceve.
Quando partecipai per la prima volta ad una Online Business Conference nel 2007, chiesi ad un investitore, conosciuto in un paio di drink, quale sarebbe dovuto essere il mio primo passo. Rispose:
Poni i tuoi obiettivi su qualcosa che faccia davvero la differenza per la società e cerca un modo per realizzarli. Ecco come dare vita ad una grande azienda.
Ho utilizzato questo consiglio per tutta la mia carriera. Aveva ragione.