Era una giornata grigia, fredda e triste, quando arrivai a Londra. Era stato un breve ma intenso volo. Ero stanco e avevo bisogno di una doccia…
Ma avevo bisogno di controllare il traffico e approvare i commenti sul mio blog, in quanto il viaggio di un blogger richiede di tenere il passo con le attività quotidiane, le abitudini ed i rituali di pubblicazione online. Essere sempre in un mondo connesso 24 ore al giorno 7 giorni su 7 è spesso implacabile.
Quando ho controllato il mio traffico, è stata una sorpresa constatare che il post che avevo pubblicato 24 ore prima “era diventato virale”. L’articolo era intitolato: “48 cose che non dovresti fare…” e ricevette oltre 12’000 visite, di cui oltre 5000 dal solo Facebook.
Una settimana dopo ho postato l’alternativa positiva, “20 cose che dovreste fare…“. La mia domanda recondita era … avrebbe ricevono lo stesso traffico virale?
La semplice analisi dopo la pubblicazione ha rivelato che la versione positiva ha ricevuto solo 1’100 visualizzazioni. Buono ma non eccezionale. Ed in questo c’è una lezione che non ho dimenticato.
Le notizie negative funzionano!
Questa è stata la mia ennesima esperienza in contenuti virali su blog.
Il marketing virale è spesso visto come “il” Santo Graal per i marketers. E’ eccitante come i commenti arrivino a milioni nel momento in cui vengono condivisi su Facebook, Twitter e altri social network. Spesso la sua velocità è accelerata in quanto viene raccolta dai canali mediatici di massa e menzionato sulle notizie ed i talk show.
E’ il content marketing che si alimenta all’infinito.
Il termine “virale” deriva dal concetto di un’idea (contenuto) che infetta un utente che poi lo diffonde ad un altro. Il social web rende questo processo più facile che mai con i pulsanti di condivisione ora sempre presenti sui blog, gli articoli ed i contenuti.
Far esplodere contenuti virali ha alcune caratteristiche comuni, che spesso sono le forze trainanti al di là del catturare velocemente l’attenzione globale online. Questo non significa che essi includano sempre tutti questi elementi, ma hanno bisogno della sinergia combinata di più canali per sovralimentare la condivisione online.
Ecco alcuni degli elementi chiave per il contenuto virale veloce.
Ma la mitologia virale populista dice che il successo dovrebbe essere tutto “velocemente” virale. E’ considerato un “home run”, dove si colpisce fuori del terreno di gioco! Quella realtà è che l’evento virale veloce non accade quasi mai e se lo si fa è più fortuna che buona gestione. E’ raro.
Ma c’è un altro tipo di traffico virale che si chiama “slow viral“. Il marketing virale può avere successo anche se si diffonde più lentamente. E’ anche più facile prevedere il suo successo, ma ci vuole tempo e fatica per eseguirlo.
I contenuti virali lenti sono spesso dimenticati. Non sono traghettanti come i “selfie” ed i fenomeni dei video virali su YouTube.
Esso è caratterizzato solitamente da alcuni di questi elementi:
Un esempio è un post sul blog che ho creato. E’ stato intitolato “Information Business: 6 ragioni sul perchè creare il tuo“. Non è né di 1.000 e neanche di 2.000 parole, ma di oltre 3.000 parole di lunghezza ed ha ottenuto oltre 15’000 visite finora.
Prendetevi il tempo di guardare questo tipo di contenuti virali a combustione lenta e di vedere come sono fatti.
Perché dovresti creare questo tipo di contenuti? Ecco alcune motivazioni e valutazioni.
Serpiq ha deciso di fare alcune analisi sui primi 10 risultati di ricerca per ventimila parole chiave e frasi. Ha dimostrato che la lunghezza del contenuto medio per i primi 10 risultati (della prima pagina su Google) era di almeno 2.000 parole.
Quindi, creare sempre articoli di sole 500-700 parole non sarà una tattica ottimale. I contenuti lunghi sono qualcosa di cui hai bisogno di prendere in seria considerazione nella tua strategia di content marketing.
E tu? Ti è mai capitato di far diventare un contenuto virale (anche non volutamente) ?
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